Primo
giorno di scuola del nuovo anno scolastico! Come ogni primo settembre
nell'atrio della scuola c'è un gran fermento: le voci festose si rincorrono, i
saluti le risate e gli abbracci si sprecano. E' un bel ritrovarsi.
Ma
inizia un nuovo anno e non mi sento del tutto pronta: ho una sottile e
strisciante apprensione. Guardo i colleghi che sorridenti salgono le scale per
raggiungere l'aula magna e mi incollo alla folla.
Mi
siedo, ascolto e partecipo, cercando di cogliere tra le parole della Dirigente
un indirizzo di massima che mi aiuti ad orientarmi nella confusione che
caratterizza ogni nuovo inizio. Dopo le ordinarie e doverose incombenze
(quadrimestri, incarichi, commissioni, piano della attività, ...) arriviamo
come d'un fiato alla fine dei lavori, ma non è ancora il tempo di andarsene per
tuffarsi nella costruzione degli orari e delle prime attività d'accoglienza. La
Preside ci propone una riflessione. Ci legge un passo di Eraldo Affinati
scrittore, giornalista e insegnante. Confesso la mia ignoranza nel non averlo
mai sentito nominare, ma le sue parole mi hanno colpito, quindi appena
tornata a casa ho fatto una piccola ricerca su Google e ho trovato anche
il passo che ho ascoltato:
"
... Lo scrittore e l'insegnante dividono una medesima responsabilità:
quella nei confronti della parola, scritta e orale. Il che significa ricomporre
la frattura tra pensiero e azione, una delle ferite della modernità. Da una
parte ha trionfato la poetica dell'artista libero da ogni condizionamento,
dall'altra quella dell'artista impegnato a realizzare un programma. Alla
"città dei ragazzi" capisco quale avrebbe dovuto essere la vera
rivoluzione, fra tutte quelle fallite nel sangue del ventesimo secolo: farsi
carico dello sguardo altrui. L'avevano detto, fra gli altri, Dietrich
Bonhoeffer, Pierre Teilhard De Chardin, Don Lorenzo Milani, ma, benché i
loro nomi siano comparsi spesso sulle pagine dei libri e perfino nei proclami,
di fatto sono rimasti inascoltati. ..."
Nelle
sue parole, tratte qui da un'intervista, Affinati fa riferimento ad un suo
romanzo del 2008 "La città dei ragazzi" così apro un'altra finestra e
cerco ... trovo subito la frase che mi ha segnato oggi "sistemando le
vocali lo aiutavo a guarire". Vado a leggere il capitolo da cui sono
tratte queste parole:
" ... Faris
si era fatto male, benché non se ne fosse accorto: sistemando le vocali lo
aiutavo a guarire. Non mi dedicavo a questo per vocazione missionaria, il
protocollo lo richiedeva, quindi era come se dicessi: è compito di tutti, non
si tratta di una mia iniziativa personale, in quel caso sarebbe un evento
sporadico. No: ci siamo messi d'accordo. Chi? Noi uomini. Abbiamo trovato
questa intesa. Quale? Fare bene il nostro lavoro. Rispettiamola sempre.
E
poi, sotto sotto, speravo potesse intuire anche il segreto che molti esseri
umani scoprono ogni giorno senza riuscire a farlo proprio, perché, qualora ciò
accadesse, la vita non sarebbe più la stessa: se io aiuto te, è come se tu
assistessi me, e lui venisse incontro a lei, e noi appoggiassimo voi, e loro
sostenessero tutti gli altri. Una volta, ci giurerei, questa consapevolezza ci
sfiorò come una lama tagliente. ... "
Ecco il grande, enorme potere della parola: "smuovere". La penna arguta di Affinati oggi mi ha smosso, mi ha ridato fiducia e motivazione che negli ultimi giorni mi mancavano un po'. Così riflettendo su quanto ascoltato voglio condividere alcuni pensieri personali che fisso qui come auto-incoraggiamento:
👉 Darsi una mossa, muoversi, fare, fare il proprio dovere: come sempre e più di prima, perché l'insegnamento è una intesa, un patto steso all'interno della comunità che tutti devono sottoscrivere. Far parte di un villaggio educante che si faccia carico di tutti.
👉 Aprire gli occhi e farsi carico dello sguardo altrui: mi auguro di avere la forza - sì, perché ce ne vuole tanta - per accorgermi dello sguardo dei bambini e andare oltre ... oltre alle loro parole o azioni, perché gli sguardi non mentono. MAI.
👉 Sistemare le vocali ... ops i calcoli nel mio caso ... accompagnare i bambini nel percorso scolastico aiutandoli a "sistemare": non solo le nozioni, ma tirar fuori da ciascuno qualcosa, un talento, un'idea, un pensiero, un'emozione. Aiutarli a pensare.
👉 Partecipare attivamente alla rivoluzione: sono anch'io un'artista del cambiamento in questi anni difficili! Spingerli a non perdere mai loro stessi, ma ad avanzare fieri della loro originalità e delle loro idee. Non c'è rivoluzione più pacifica e più produttiva di questa.
Ecco le parole della Dirigente sta mattina mi hanno smosso riportando luce sul compito che devo affrontare e regalandomi un sorriso. Non so se è proprio questo il messaggio che intendeva passarci, ma è questo quello che io mi porto a casa.
Perché la scuola non comincia, ma ... a volte ... ti salta addosso, ti stende e poi ti rialza più forte e carica di prima.
Buon anno a tutti e un grande augurio: diamoci una mossa!
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