Facciamo laboratorio!

A febbraio 2025 ho partecipato a un corso di aggiornamento di Cristina Sperlari davvero stimolante, che mi ha portato a riflettere profondamente sul significato del “fare laboratorio” nella pratica didattica della matematica. Quello che ho scoperto – o forse sarebbe meglio dire riscoperto – è che il laboratorio non è solo un “fare”, ma un fare con senso. Un fare pensato, progettato, vissuto!


 

Ma cos’è davvero un laboratorio?

La parola stessa ci racconta già qualcosa: laboratorio viene dal latino labor, che significa lavoro, fatica. E sì, nel laboratorio si fa fatica … ma una fatica bella, coinvolgente, che mette in moto mente e corpo. Nel laboratorio si collabora, si scopre, si gioca, si ragiona. Si impara divertendosi, ma senza perdere di vista gli obiettivi. Si crea, si sperimenta, si sbaglia e si riprova. È un luogo di esperienza vera. Il laboratorio è:

📌 coinvolgimento attivo degli alunni

📌 creatività e pensiero divergente

📌 ideazione e progettazione di un percorso, spesso con un prodotto finale (che non è detto sia già stabilito!)

📌 sperimentazione come fase essenziale del metodo scientifico

📌 interdisciplinarietà perché la matematica si intreccia con le altre scienze …

📌 gioco e piacere, ma non fini a se stessi

📌 setting e materiali pensati, anche semplici o “poveri”

📌 condivisione e lavoro di gruppo

📌 e soprattutto … l’alunno è il protagonista: è lui a proporre, ideare, mettere le mani in pasta. L’insegnante c’è, ma sta un passo indietro.


Ma a cosa serve davvero?

È una domanda che ci poniamo spesso, soprattutto quando il tempo è poco e i contenuti su cui lavorare tanti: vale la pena fare laboratorio? La risposta è sì! E per tanti motivi:

📌 perché il laboratorio non è solo un momento rilassante ma è un’occasione autentica di apprendimento profondo;

📌 perché sviluppa competenze trasversali e potenzia la capacità di risolvere problemi, stimolando la riflessione;

📌 perché i bambini apprendono facendo, scoprendo, mettendo alla prova le proprie intuizioni;

📌 perché aiuta a collegare il pensare al fare, un obiettivo centrale delle Indicazioni Nazionali, che parlano chiaramente di un sapere che “si costruisce attraverso l’esperienza e il pensiero riflessivo” (INDICAZIONI 2012, p. 8);

📌 perché non è tempo perso, ma tempo pienamente vissuto, costruito su misura per crescere.

Nel laboratorio trovano spazio le finalità espresse dalle Indicazioni:

Gli alunni imparano a porre domande, a riflettere, a formulare ipotesi e a verificarle con esperimenti o ragionamenti” (INDICAZIONI 2012, MATEMATICA, p. 47).

E ancora: “Un curricolo che promuove l’esperienza del fare consente agli alunni di affrontare problemi, manipolare oggetti, simulare situazioni, condividere percorsi e soluzioni” (INDICAZIONI 2012, p. 13).

 

Il ruolo dell’insegnante

Nel laboratorio, l’insegnante ha un ruolo molto diverso rispetto alla lezione frontale. Non è il regista che detta le battute, ma un attento osservatore che crea le condizioni per far sì che “qualcosa accada”. Compito dell'insegnante quindi diventa:

📌 definire regole chiare

📌 preparare spazio e materiali

📌 formulare una consegna aperta, meglio se una sfida

📌 osservare, annotare, ascoltare

📌 intervenire solo se necessario, per riportare il focus o sostenere senza invadere

E soprattutto, l'insegnante lascia che l’errore sia vissuto come parte naturale del percorso, non come un elemento di giudizio. L’errore è prezioso. È lì che succede la vera scoperta. Per osservare in modo efficace, può essere utile preparare griglie di osservazione che tengano conto di variabili diverse: il tipo di interazione tra i bambini, la partecipazione, le strategie utilizzate, i materiali scelti … Questa postura dell’insegnante è coerente con quanto indicato dalle Indicazioni Nazionali quando si parla di mediazione educativa: “L’insegnante diventa regista di situazioni significative che motivano all’apprendimento” (INDICAZIONI 2012, p. 27).

 

 

Il materiale: serve davvero?

Una domanda interessante! Sì, il materiale è importante, ma non serve che sia costoso o sofisticato. A volte basta davvero poco: oggetti di recupero, materiali di uso comune, fantasia, ... Il materiale è un ponte tra l’idea e la realtà, tra il pensiero astratto e l’azione concreta. Serve per rendere visibile il ragionamento, per costruire, smontare, sperimentare. Si può fare laboratorio anche senza? In certi casi sì, l’importante è che ci sia un fare, un'esperienza attiva, coinvolgente e significativa. Il materiale aiuta, ma non è il fine. E' uno strumento! Anche il ricorso a materiali poveri e alla manipolazione concreta è valorizzato dalle Indicazioni, che ci ricordano l’importanza di una matematica “che nasce dal contesto, si nutre di esplorazioni e si esprime con linguaggi diversi” (INDICAZIONI 2012, p. 47).

 

Un’ultima riflessione

Vi lascio qui alcuni esempi di laboratorio pubblicati su questo blog:

CLASSE PRIMA: qui - Ritmi ... in tutte le salse

CLASSE SECONDA: qui - Re 10 e il problema delle bandiere

CLASSE TERZA: qui - Sfida problema: il fregio di Halloween

CLASSE QUARTA: qui  - Estrazione della clorofilla

CLASSE QUINTA: qui  - Polimini, pentamini e scoperte


Fare laboratorio è un atto di fiducia: nei bambini, nella loro intelligenza, nella loro voglia di esplorare. Ma è anche un atto di responsabilità perché ci chiede di progettare, osservare, riflettere. Dobbiamo metterci in gioco perché, come ci ricordano le Indicazioni, “Ogni alunno è portatore di risorse, energie e bisogni, e ha diritto a un insegnamento che rispetti la sua unicità” (INDICAZIONI 2012, p. 28). Insomma, il laboratorio è una miniera di possibilità. E allora … facciamolo 💪💪💪 . Con coraggio, con passione, con la voglia di metterci in gioco insieme ai nostri alunni perché il laboratorio è anche questo: una scoperta continua! E' lì che succede la scuola vera 🙏😍


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